Mons. Pedro Casaldáliga

 


Parole dal Sud - giugno

di Pedro Casaldaliga

Nella liturgia cristiana abbiamo appena celebrato la solennità di Pentecoste, la grande festa dello Spirito. Di questo Spirito (proprio questo?) che è tornato, che è persino di moda. Da molti secoli il mondo occidentale non aveva conosciuto tanta effervescenza spirituale, carismatica. Dico "il mondo occidentale" perché l'Oriente ha sempre avuto maggior familiarità con lo Spirito. Questa "assenza" dello Spirito nella nostra teologia e vita occidentale è un conto che l'Oriente ci sta presentando da secoli. Adesso, anche lo Spirito si è occidentalizzato, e di recente anche qui in Brasile - che è patria, tra l'altro, di molti spiriti - una rivista a grande diffusione dedicava la storia di copertina al movimento carismatico. Artisti, signore dell'aristocrazia, politici, ecclesiastici e anche molta gente comune aderiscono al rinnovamento carismatico cattolico. Oltre alla crescita pentecostale evangelica, che è un fenomeno esplosivo in tutta l'America. I mezzi di comunicazione si dilettano anche di mettere in concorrenza pubblicitaria - tra quella sportiva e quella economica - questa duplice ascesa: del pentecostalismo protestante e del rinnovamento carismatico cattolico. Lo Spirito che "litiga" con lo Spirito! In teoria, più c'è Spirito e meglio è, chiaro. Solo che forse Gesù stesso verrebbe a dire a tanti spiritualisti o carismatici che sventolano bandiere ed esclusive, che non è proprio questo ciò che il Padre vuole; che non è questo il suo Spirito; che lo Spirito è più libero, più amorevole, meno controllabile o finanziatore. "Non sapete di quale Spirito siete!". In questa specie di vivisezione della Trinità - un anno per il Figlio, un altro per lo Spirito e un terzo per il Padre, come triduo preparatorio al giubileo - l'anno in corso è dedicato allo Spirito. Dobbiamo pensare a lui, dunque; ricuperarlo; familiarizzarci docilmente con lui. Discernendo, direbbe il navigato Ignazio di Loyola. Perché non qualunque spirito è lo Spirito di Gesù di Nazaret. Può essere lo Spirito di Hegel. O anche un volgare spirito narcisista. Quando mi chiedono cosa ne penso del movimento carismatico, rispondo, con l'indispensabile humour che deve sempre condire la nostra vita e anche la nostra fede, che lo Spirito nell'iconografia tradizionale cristiana è una colomba bianca, naturalmente con due ali. L'ala destra sarebbe l'orazione, l'interiorità, la gratuità. L'ala sinistra sarebbe la libertà, la profezia, la militanza.Si tratta evidentemente di rispettare le due ali allo stesso tempo, per non lasciare lo Spirito monco. (La chiesa ufficiale cade spesso nella tentazione di tagliare l'ala sinistra dello Spirito!). Senza scherzi. Il movimento carismatico, protestante o cattolico, perché dovrebbe essere ecumenico, può e deve aiutare al recupero dello Spirito, ma sempre nella sua integralità. É tempo di "spiritualizzare" l'istituzione, se sappiamo che "dove sta lo Spirito, lì si trova la chiesa". Se anche sappiamo che "dove c'è lo Spirito c'è la libertà". Che la chiesa di Gesù - senza paura, fratelli e sorelle, commissioni dottrinali e curie! - è carisma e "potere" al tempo stesso, ma potere-servizio. Che lo Spirito è "il Padre dei poveri". Che unse Gesù di Nazaret per annunciare ai poveri precisamente la Buona notizia e per liberare i prigionieri e per proclamare l'universale definitivo giubileo. Spirando, Gesù liberò sul mondo il suo Spirito. Lo Spirito è il grande dono del Risorto. L'altro Avvocato o Consolatore definitivo. Il dolce ospite delle nostre vite. E anche il Creatore dell'Universo, fuoco della profezia, impetuoso vento di Pentecoste, colui che fa nuove tutte le cose, il Rivoluzionatore totale. Questo Spirito, che è quello di Gesù, sia più che benvenuto. Con lui si può anche finirla con il neoliberismo di morte e costruire un nuovo millennio di vita. Nella macroeconomia del mondo e nella piccola economia di ciascuno dei nostri cuori.



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