Dal desiderio della Pace
all'impegno personale



Riflessioni sul Messaggio del Papa in occasione
della Giornata Mondiale Della Pace 2005

La pace è l'anelito profondo di tutti i cuori, o quasi! In verità, certe categorie, come le lobby dei fabbricanti e commercianti di armi, non possono nemmeno fingere di augurarsi la pace. Altre… dovrebbero avere almeno il pudore di tacere: penso in particolare ad alcune banche, cosiddette "armate", che ricavano cospicui profitti dal finanziamento del commercio bellico o a certi governi, democratici ed occidentali, che non si mostrano affatto insensibili alla prospettiva di controllare, mediante le guerre, il prezzo del petrolio e quindi l'inflazione; né alla ripartizione del business della ricostruzione, nelle aree appena bombardate… Per la stragrande maggioranza degli uomini, comunque, quello della pace è certamente un desiderio genuino e profondo, sebbene a volte inquinato da campagne demagogiche, tese a confondere l'opinione pubblica circa la necessità di alcuni mezzi. Così, per quanti, fuori e dentro la Chiesa, vanno ripetendo con disinvoltura che la guerra è un mezzo pur sempre lecito e persino necessario; per quanti si ingegnano a giocare con le parole per definire una pace meno "pacifista" e più "interventista"; per quanti restano, di conseguenza, confusi e dubbiosi, si è levata ancora una volta, forte e immediata, la voce del papa. A tutti, egli ricorda che: "il male non si sconfigge con il male: su quella strada, infatti, anziché vincere il male, ci si fa vincere dal male" e prendendo le mosse dall'esortazione di san Paolo: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21) stigmatizza alcune delle mistificazioni più ricorrenti del nostro tempo: "la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi… La violenza distrugge ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani…". In positivo, indica quindi alcune piste - molto concrete e possibili - per una promozione "pacifica" della pace, quali una grande opera educativa delle coscienze; il perseguimento del bene comune, in tutte le sue declinazioni sociali e politiche; una distribuzione equa dei beni della terra e dei beni pubblici; rapporti commerciali internazionali regolati secondo equità; nuove forme di solidarietà, a livello bilaterale e multilaterale; la soluzione della questione del debito estero. Questi "mezzi", che necessitano di essere coltivati "dal basso", mediante un lavoro paziente, fondato sull'impegno personale e sociale, si rivelano, in definitiva, i soli capaci di realizzare una "pace" autentica e duratura, perché connaturali al "fine" proposto.

(da Milano 7 in Diocesi - Avvenire 2 gennaio 2005)

Alberto Vitali



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