Servizio biblico latinoamericano

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4ª Domenica per Annum A


Sof 2,3.3,12-13: Lascerò in mezzo a te un popolo povero e umile
Sal 145
1 Cor 1,26-31: Dio ha scelto ciò che è debole nel mondo
Mt 5,1-12a: Beati i poveri in spirito

Con questo passo inizia il primo dei cinque grandi discorsi di Gesù nel vangelo di Matteo che si prolunga fino a 7,28 e termina con la formula "al termine Gesù…", analoga a quella dei restanti discorsi. In questo discorso e nelle azioni seguenti appare ripetutamente menzionata la "autorità" di Gesù. Questo riferimento all'autorità fa intendere questo sermone come la proclamazione della legge fondamentale del Regno dei Celi (di Dio).
La posizione assunta "si sedette" e, soprattutto, il luogo della proclamazione "la montagna" (Luca parla di pianura), sottolineano il carattere di Gesù come un nuovo Mosé e che, pertanto, le sue parole devono essere intese come lo statuto che deve reggere le relazioni tra gli esseri umani, vista la presenza del Regno divino.
L'ambientazione (Mt 5,1-2) presenta Gesù mentre rivolge la parola ai discepoli che si avvicinano a Lui. A loro rivolge principalmente i suoi insegnamenti, ma la menzione della folla vuole significare che attraverso loro l'insegnamento del maestro si rivolge a tutti. L'inizio di questo primo discorso di Gesù viene narrato attraverso un "al vedere" seguito dal verbo "dire" come avviene anche nel racconto dell'inizio della predicazione di Giovanni. Il parallelismo tra Giovanni e Gesù è segnalato costantemente nel primo Vangelo, sebbene qui serva per sottolineare le differenze. La formula citata serve, nel caso di Giovanni, per introdurre una denuncia dei farisei e dei sadduccei, mentre in questo caso si tratta di un annuncio in cui non compare alcuna parola di condanna.
Originariamente, le beatitudini bibliche (macarismi) si presentano come una proposta di vita piena. Si alternano con quella della formula più sacrale di "benedetto" e promettono questa pienezza a coloro che assumono certi comportamenti sul loro cammino (verbo ebraico al quale etimologicamente può essere legato il termine "felice"). Si tratta allora di una proposta capace di colmare la vita di allegria e felicità.
La comparazione con Luca pone inoltre in rilievo questo carattere. In questo autore insieme alle beatitudini appaiono i guai corrispondenti, assenti in Matteo. Le conseguenze negative saranno consegnate solo in Mt 23 nella condanna agli scribi e ai farisei dopo un continuo rifiuto alla proposta di Gesù.
Il testo, se consideriamo i suoi destinatari, può essere articolato in due parti. I vv. 3-10 riguardano ogni essere umano, mentre i versetti 10-11 concretizzano l'ultima beatitudine per i discepoli a cui sembra riferirsi la seconda persona al plurale.
Nella prima parte è possibile stabilire una divisione conforme al tempo in cui gli effetti della felicità si realizzano. La maggior parte di loro avranno luogo in un futuro non determinato, mentre nella prima e nell'ultima questi effetti si possono già costatare nel presente.
Dentro il primo gruppo è possibile distinguere tra i versetti 4-6 da un lato e i versetti 7-9 dall'altro. Nel primo caso si parla di persone che sperimentano certe carenze nel presente: gli umili, quelli che piangono, i pazienti. In secondo luogo si afferma nelle stesse persone la presenza di atteggiamenti: compassione, purezza di cuore e lavoro per la pace. I gruppi menzionati sono dipendenti rispetto ai gruppi della prima e dell'ultima beatitudine che seguono o precedono. Le carenze consegnate primariamente sono esplicazione delle carenze dei "poveri di spirito" e a quelle seguono gli atteggiamenti richiesti per ottenere la giustizia, causa della persecuzione. Ai poveri e ai perseguitati appartiene già il Regno di Dio.
In questo modo il testo pone in intima relazione povertà e persecuzione a causa della giustizia e, di conseguenza, l'associazione della ricchezza con la politica di oppressione, attualizzando cosi il messaggio di Sofonia della prima lettura. L'azione del profeta deve essere collocata al tempo del regno dell'empio Manasse. Il tributo all'impero Assiro porta all'adozione di misure che danno come conseguenza un impoverimento del settore contadino. Di fronte allo scontento che suscitano le sue misure economiche, il re reprime duramente ogni opposizione, soprattutto quelle originate nel circolo dei profeti.
In questo contesto il messaggio di Sofonia colloca la speranza destinata ai poveri e alla realizzazione della giustizia. La promessa non può essere legata ai poteri che opprimono ma a un "popolo povero e umile"… a coloro che "non commetteranno crimini".
Di fronte alla logica della felicità dei potenti, legata all'abbondanza propria di una società di concentrazione di beni in poche mani, Matteo con la stessa logica di Sofonia vede l'attualizzazione del Regno di Dio nella condivisione dei beni, in un economia di sussistenza. La "povertà di spirito" deve essere intesa come progetto di condivisione opposto al progetto di accumulo delle società imperiali opulenti che causano la sofferenza e impediscono la realizzazione della giustizia del Regno.
L'ultima beatitudine concretizza per la comunità cristiana questa esperienza di ricerca della condivisione che produce felicità anche in mezzo alle persecuzioni e alle difficoltà, partecipando alla stessa lotta dei profeti.
La stessa logica proposta da Matteo, è quella che ricorda Paolo alla comunità di Corinto, dove la forza di Dio si concretizza nelle persone che non sono ritenute forti ne sagge dall'opinione comune ma che sanno rendere concreta la presenza di Cristo, forza e sapienza di Dio, perché "colui che è orgoglioso sia orgoglioso nel Signore".

Per la revisione di vita

Le beatitudini non sono una teoria, un buon desiderio di Gesù, ma una delle migliori descrizioni di ciò che Gesù stesso fu e visse. Succede lo stesso con me? Mi descrivono le beatitudini?

Per l'incontro di Gruppo

- Che fu quel "resto d'Israele", gli "anawin", i poveri in spirito? Cosa significa essere "povero di spirito"?
- Nella comunità di Paolo si erano riuniti i poveri…come stanno i poveri nella nostra comunità: presenti o assenti, accolti o rifiutati, soggetti o oggetti?

Per la preghiera dei fedeli

- Perché non cessi mai di esistere nel mondo un "resto d'Israele", persone umili e semplici che con fede in Dio mantengono fermi i valori dell'amore e della speranza…
- Per tutte le comunità cristiane dove si riuniscono e partecipano i più poveri, perché non siano mai emarginati nella chiesa…
- Perché la chiesa si esamini specchiandosi continuamente nelle beatitudini…
- Per coloro che si considerano "poveri di spirito" pur essendo lontani dalla povertà e dai poveri, perché il Signore dimostri che questo non fui il cammino che Egli seguì…
- Perché la nostra eucarestia domenicale sia sempre uno spazio privilegiato di preghiera e di incontro comunitario…
- Perché il Vangelo delle Beatitudini ci renda veramente "Beati" e diamo testimonianza che veramente il Vangelo è una "Buona Notizia"…..

Orazione comunitaria

Dio Padre nostro che in Gesù hai portato al nostro mondo nelle tenebre la buona notizia, il tuo annuncio di salvezza, fa che la nostra vita si trasformi veramente per la gioia di questa buona notizia, perché ci sentiamo "beati" e diventiamo anche noi una beatitudine per il mondo. Per Cristo nostro Signore.



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