Ambrogio di Milano

(339-397)

                                                                    



I beni della Chiesa sono per i poveri, non per gli edifici

Colui che inviò senza oro gli apostoli (cfr. Mt 10,9) fondò anche la Chiesa senza oro. La Chiesa possiede oro non per tenerlo custodito, ma per distribuirlo e soccorrere i bisognosi. Dunque, che bisogno c'è di conservare ciò che, se lo si custodisce, non è in alcun modo utile?.. Non è forse meglio che i sacerdoti, sempre che non ci siano altre richieste, fondano l'oro per il sostentamento dei poveri, piuttosto che di esso s'impadroniscano sacrilegamente i nemici? Forse non ci dirà il Signore: "Perché avete tollerato che tanti poveri morissero di fame, quando possedevate oro con il quale procurarvi cibo da dare loro? Perché tanti schiavi sono stati venduti e maltrattati dai nemici, senza che nessuno si sia dato da fare per riscattarli? Meglio sarebbe stato conservare i tesori viventi che non i tesori di metallo!". Questi argomenti sono irrefutabili. Dunque, che potresti mai obiettarmi? Forse che temi che possa così mancare l'ornamento degno del tempio di Dio? Il Signore allora ti replicherà: "I misteri della fede non richiedono oro, e ciò che si può comprare con l'oro, neppure acquista maggiore dignità con l'oro". L'addobbo dei sacramenti è la redenzione, ossia il riacquisto, dei prigionieri. Vasi autenticamente preziosi sono quelli che servono a redimere gli uomini dalla morte. Tesoro vero è quello che realizza ciò che il Signore operò col proprio sangue. E un calice è vera coppa del sangue del Signore solo quando entrambi, la coppa e il sangue, rendono visibile la redenzione, di modo che il calice riacquisti dal nemico colui che il sangue ha redento dal peccato. Quando un gruppo di prigionieri è stato redento, ossia riacquistato, dalla Chiesa, come è bello poter dire: costoro Cristo li ha redenti! Qui solo possiedi dell'oro autenticamente saggiato: l'oro utile, l'oro di Cristo che libera dalla morte. Con questo oro persino il pudore si recupera, persi- no la castità si facilita.

Ambrogio in I doveri dei ministri: in PL 16,148-149



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