Basilio il grande

(330 ca.-379)

                                                                    



Contro l'usuraio che presta denaro

Il Signore ci ha dato una chiara disposizione quando disse: A chi vuole da te un prestito, non voltare le spalle (Mt 5,42). Ma l'avaro, quando vede un uomo che per il bisogno gli si getta in ginocchio, lo supplica - e a quale abiezione non si assoggetta con le opere e con le parole! - non ha pietà di chi soffre senza colpa, non ne considera la comune natura, non si lascia smuovere dalle preghiere, ma resta inflessibile e implacabile: non cede alle suppliche, non si piega alle lacrime, ma persiste nel diniego. Giurando e augurandosi del male, afferma di non avere assolutamente denaro, anzi di andare in cerca egli stesso di chi gliene presti, e sforzandosi di rendere credibile la sua menzogna coi giuramenti, si guadagna così lo spergiuro, quale funesta aggiunta alla sua disumanità. Ma non appena colui che chiede il prestito menziona gli interessi e parla di pegni, allora solleva le ciglia, sorride e forse ricorda addirittura l'amicizia tra i loro padri, chiamandolo compagno e amico: "Guarderemo - gli dice - se mai abbiamo da parte un po' di denaro. In effetti, c'è un deposito di un amico: ce l'ha affidato a interesse. Egli però ha stabilito un tasso gravoso, ma noi ti condoneremo certamente qualcosa e te lo daremo a un tasso minore". Con questa messa in scena, con tali parole blandisce e alletta il misero, e, dopo averlo legato con un contratto scritto, se ne va, privandolo, pur nella sua gravosa indigenza, anche della libertà. Assoggettandosi infatti all'obbligo di interessi che non è in grado di pagare, ha accettato una schiavitù volontaria per tutta la vita. Ma dimmi: cerchi danaro e guadagno dal povero? Se avesse potuto renderti più ricco, avrebbe forse battuto alla tua porta? È venuto per trovare aiuto, ha trovato un nemico. Ha cercato un rimedio, ha incappato nel veleno. Sarebbe stato tuo dovere alleviare la miseria di quell'uomo, e tu invece ne aumenti l'indigenza, cercando di ricavare tutto il possibile dalla miseria. Come se un medico, recandosi dagli ammalati, invece di guarirli, togliesse loro anche quel poco di forza vitale che resta: così tu fai della sventura dei miseri un'occasione di guadagno. E come gli agricoltori bramano la pioggia perché si moltiplichino le sementi, così tu desideri il bisogno e la miseria degli uomini, perché il denaro ti sia più produttivo. Non sai che rendi tanto maggiore la massa dei tuoi peccati, quanto più pensi di aumentare la tua ricchezza per mezzo dell'usura?

Basilio il Grande, Omelia contro gli usurai, 1



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