Paolino da Nola

(352-431)

                                                                    



Chi dona al povero, presta a Dio

Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto (1Cor 4,7). Non siamo dunque avari dei nostri beni, come se ci appartenessero... L'uso del denaro è transitorio e la proprietà privata non è eterna. Se la riconosci passeggera sulla terra dove ora ti trovi, potrai acquistare in cielo un possesso che non avrà mai fine. Ricorda i servi che, nel Vangelo, avevano ricevuto dei talenti dal loro padrone e ciò che il padrone, al suo ritorno, diede a ciascuno di essi; comprenderai allora che deporre il proprio denaro sulla tavola del Signore per farlo fruttificare è molto più vantaggioso che conservarlo con una fedeltà sterile che non porta alcun vantaggio al creditore, con gran danno del servo pauroso il cui castigo sarà tanto più grave... Ricordiamo anche quella vedova, che preoccupandosi dei poveri, dimenticò se stessa al punto da donare tutto quello che le restava per vivere, pensando soltanto alla vita futura, come attesta il Signore stesso. Gli altri avevano dato del superfluo (cf. Mt 12,43), ma essa, forse più povera di molti poveri - tutta la sua fortuna si riduceva a due spiccioli -, nel suo cuore era più ricca di tutti i ricchi. Essa guardava soltanto alle ricchezze della ricompensa eterna; avara dei tesori celesti, rinunciò a tutto ciò che possedeva come a beni terreni e destinati a tornare terra... Diede quello che aveva per possedere ciò che non vedeva. Donò i beni caduchi per acquistare i beni immortali. Questa poveretta non ha dimenticato i mezzi previsti e disposti dal Signore per ottenere la ricompensa futura. Per questo il Signore non l'ha dimenticata, il Giudice del mondo ha pronunciato in anticipo la sua sentenza: nel Vangelo fa l'elogio di colei che incoronerà nel giorno del giudizio. Prestiamo dunque al Signore i beni che egli ci ha donato. Infatti, non possediamo nulla che non sia dono del Signore, anzi senza la sua volontà non esistiamo nemmeno. Che cosa potremmo considerare nostro, dato che, in forza di un debito enorme, neppure ci apparteniamo? Non solo siamo stati creati, ma anche redenti da Dio. Rendiamo grazie: riscattati a gran prezzo, a prezzo del sangue del Signore, noi cessiamo di essere oggetti senza valore, perché la libertà di non essere sottomessi alla giustizia di Dio, è peggiore della schiavitù. Chi è libero in questo modo, è schiavo del peccato, prigioniero della morte. Rendiamo al Signore ciò che ci ha dato. Doniamo a colui che riceve nella persona di ogni povero. Doniamo con gioia e riceveremo in letizia i doni del Signore.

Paolino di Nola, Lettera 34, 2-4



torna alla homepage